Ad Ottobre 2022 vi abbiamo raccontato il primo incontro di Franco, socio e Vice Presidente della nostra Associazione, avuto nell’hospice Il Tulipano dell’Ospedale Niguarda a fianco di operatori e medici per capire fino in fondo cosa si prova a lavorare e vivere in un ambiente così particolare.
Oggi ci racconta la sua esperienza in affiancamento ad una seduta di Musicoterapia.
____________________________________________________________________________________________________________________________________
Incontro Claudio, il musicista che si occupa di musicoterapia nell’Hospice.
E’ un incontro sereno, piacevole, concreto.
Entrambi valutiamo le rispettive esperienze, in particolare lo sorprendo quando alla domanda perché voglio vivere questa situazione, gli rispondo che non mi è più sufficiente l’azione virtuale fin qui svolta e che ne sento una necessaria ai fini personali.
Per anni ho svolto un supporto di volontariato definiamolo di ufficio, all’improvviso senza una ragione particolare, ho avvertito la necessità di conoscere la realtà quotidiana delle persone che sono a contatto con gli ospiti dell’Hospice.
Mentre parlo, avverto una particolare sensibilità di Claudio, un senso protettivo nei miei confronti, quasi un avvertimento, non espressamente dichiarato, che l’impatto che potremmo avere di lì a poco, potrebbe suscitare in me emozioni molto forti che dovrò gestire con molta cautela.
Agitato, ma sempre più determinato nell’affrontare la situazione, avuto il permesso dalla infermiera di turno, ci avviamo verso la camera dell’ospite.
Seguo Claudio dietro di lui con il cuore che mi batte forte; ha con sé la sua chitarra classica e con lo sguardo mi accorgo che mi sorride attento al mio procedere.
La paziente è una donna giovane, Barbara, 48 anni, il marito con i figli sono usciti dalla stanza disperati, a detta dell’infermiera, allo stremo delle loro forze, incapaci di reggere al dolore che la vita ha destinato loro.
Entriamo, la stanza in penombra, Barbara sedata.
Una figura bianca, dovuta al camice, circondata dalle apparecchiature ospedaliere e da molteplici tubi che deturpano il viso dolce e pallido.
Claudio si avvicina al letto, silenziosamente, attento quasi avesse paura di svegliarla, la saluta, parla con lei e con dolcezza le dice che suonerà per lei.
Le note e la bella voce di Claudio riempiono la stanza e Bob Dylan con il suo Blowin’ in The Wind trasforma quel luogo in un mondo di dolcezza e di serenità, dove la morte non ha dimora.
Piango e sorrido, quasi mi dimentico di essere in quella stanza, non smetto neppure per un attimo di guardare Barbara e Claudio, che dopo aver terminato di cantare la saluta, le accarezza le mani, ringraziandola per aver ascoltato quella “coccola” a lei dedicata.
Al termine della seduta mi rimane un ricordo forte di emozioni e nel contempo una serenità personale mai precedentemente vissuta.
Stupito, frastornato, rivivo il comportamento di Claudio nei confronti di Barbara. Ha cantato per lei esattamente come se lei potesse sentirlo e io per un attimo ci ho creduto.
Il secondo ospite è Damiano, accudito dalla moglie seduta su una sedia accanto al letto.
Ci sorride, ci invita ad avvicinarci e ci conferma il desiderio di Damiano di ascoltare della musica.
Damiano non parla, si esprime con la mimica del viso, un viso segnato, stanco, ma per un attimo, sereno.
La moglie, con pazienza capisce la canzone desiderata e dopo pochi secondi, grazie alla attrezzatura musicale di Claudio, aleggia nella stanza la forza del gruppo Casadei con “Ciao mare”.
E’ una atmosfera di festa, al posto del letto mi ritrovo in spiaggia, verso il tramonto sul mare.
“Ragazzi si balla” e con i brividi che mi corrono lungo tutto il corpo, mi accorgo che i piedi di Damiano si muovono al ritmo della canzone.
Esco dalla stanza stremato, le emozioni vissute mi impediscono qualsiasi tipo di movimento, il cervello è completamente intasato dai miliardi di input che gli sono arrivati.
Mi siedo, non ho parole, continuo a pensare di aver visto la vita vincere sulla morte.
Franco Abbiati