– Da dove nasce l’esigenza di “donare” musica?
Hanno ragione gli indiani che dicono, ciò che non è donato è perduto. Anche io credo che ciò che non viene condiviso, il bello che incontri e che non condividi… è perso!
Quando incontri il bello, il bello con la B maiuscola, cioè ciò che ti cambia, non puoi non donarlo, non puoi non condividerlo, perché ciò che non è condiviso muore, muore nel cuore e muore nella persona.
Quindi anche la musica, che è parte integrante della mia vita, come faccio a non condividerla? E’ una condivisione che io volentieri faccio con tutti coloro che incontro, e certo, anche in ospedale, perché no? Perché cosa ha l’ospedale o l’Hospice di diverso? L’ospedale, l’Hospice sono luoghi di vita, non di malattia, non di morte. Tutto ciò che precede la morte si chiama vita. Quindi anche un secondo prima di varcare il grande cancello, usiamo questa metafora che mi piace molto, tu sei pienamente nella vita, dunque condivido tutto con te. Quindi il bello di ciò che incontri nella vita sta proprio nel proporlo, nel condividerlo, nello spezzare il pane con gli altri, per cui la necessità di condividere la musica nasce da qui.
Ma qui oltre che di condivisione parliamo di dono, perché dono vuol dire guardare nella stessa direzione. Vuol dire prendersi per mano e camminare, quindi consegnarci l’uno all’altro abbracciandoci in una maniera talmente forte che diventiamo una cosa sola. Questa è la dinamica del dono: è conformarmi a te pienamente e tu ti conformi a me pienamente. E qual è la strada sulla quale io mi conformo a te? È La vita e nella mia vita il motore di questa conformazione è la musica. In questo caso la musica diventa strada donata: abbiamo uno sguardo unico che guarda dalla stessa parte e guardiamo insieme dalla parte della vita, camminando insieme verso una vita felice.
Cosa vuol dire felicità? La felicità nasce proprio dall’acquisizione totale del presente, e il presente è la circostanza dove la tua vita si compie completamente. Perché se vivi pienamente la circostanza, tu vivi in pienezza. La tua vita non ha più buchi e se vivi in pienezza tu sei felice. Quindi essere felice vuol dire essere compiuto. Questo è Donatori di Musica, donare felicità in un percorso di compiutezza di sé stessi
– Come si integra il vostro progetto in una realtà come quella dell’Hospice e quale può essere la musica più adatta in questo contesto?
Beh, in parte ho già risposto nella domanda precedente. Il nostro progetto si integra in una realtà come quella dell’Hospice perché è una realtà dove si parla di vita.
Noi ci rivolgiamo a coloro che vivono, dunque all’Hospice si vive, negli ospedali si vive, quindi laddove c’è vita ci possono essere i Donatori di Musica, proprio perché la vita è pienamente vita sempre, fino all’ultimo istante.
Parli poi di musica più adatta, qual è?
È chiaro che ogni ambito deve essere calato nella sua oggettiva realtà, per cui i brani musicali che possono essere eseguiti in un luogo non posso eseguirli in altri, per esempio in un Hospice non potrò mai fare la Sonata detta “L’aurora” di Beethoven che dura 25 minuti, perché tutto l’evento deve durare 30, massimo 40 minuti. Quindi ogni ambito ha bisogno di un trattamento particolare e specifico; pertanto bisogna oggettivare la bellezza alla circostanza.
Dunque, prima cosa, i brani non devono essere lunghi, devono essere brani aforistici, brani molto brevi che permettano anche il movimento all’interno del pubblico, che potrà entrare, uscire e venire e sostare un attimo, andare via, senza avere l’imbarazzo di dover restare per forza: pertanto un brano aforistico permette di poter entrare e stare un minuto, due minuti, tre minuti, poi andar via e magari rientrare dopo.
Poi i brani devono sempre comunicare qualcosa. La musica è una forma di lingua, è un linguaggio con cui gli autori del passato, e anche del presente, parlano. Anche se non c’è un testo, anche se non sono canzoni, la musica parla, e parla di vita, parla di circostanze, parla di delusioni, di amori, di guerre e di pace, parla di buio e di luce, quindi noi parliamo attraverso la musica. E attraverso la musica vogliamo raccontare storie, per cui solitamente si cerca, là dove si può, di dare un senso a tutti i brani eseguiti, non soltanto intrattenimento, ma racconto, comunicazione di storia, che vuol dire di vita, di cose, di vite viste e vissute.
Dunque tutti i brani sono legati da un titolo, da un filo narrativo che ha un inizio, un punto di partenza e un punto d’arrivo. Questi sono i nostri intendimenti, non solo quelli di fare musica, di stare lì mezz’ora senza pensare a nulla, è qualcosa di molto oltre, molto più profondo e molto più coinvolgente, per cui ci raccontiamo e lo facciamo attraverso la musica e attraverso il potere evocativo e narrativo della musica. Quindi i brani vanno scelti in tal senso, si pensa a dei brani e ad un filo conduttore che poi viene narrato attraverso gli stessi, laddove si può, ci può essere anche un momento di spiegazione, di narrazione verbale, che aiuta a comprendere meglio il significato di tutto, quando non si può fare si lascia la parola alla musica e alla libera interpretazione e lettura da parte di chi ascolta.
– Quali sono gli scopi degli interventi musicali e a chi sono rivolti?
Non c’è uno scopo, non c’è una strategia negli eventi musicali, ma semplicemente donarsi, condividere.
Donatori di Musica non è una strategia terapeutica, Donatori di Musica non vuole aggiungere qualcosa ai percorsi psicoterapeutici, Donatori di Musica vuole creare una storia. Perché una storia sia vera deve essere continua, deve avere una cadenza, deve avere un prosieguo, deve durare e perdurare nel tempo. Quindi il nostro scopo, che poi non è uno scopo, è camminare insieme, non fare un passo, ma farne molti, non fare mezzo metro di strada, ma fare chilometri di strada. Camminare insieme, ne vale sempre la pena.
A chi sono rivolti gli interventi? Sono rivolti a tutti coloro che hanno voglia di camminare con noi. Vuoi camminare con noi? Benvenuto! Quindi ci sono gli ospiti della struttura, i parenti, i medici, gli amici, tutti coloro che vogliono venire, tutti coloro che finalmente abbatteranno quel tabù per cui l’ospedale, l’Hospice sono un luogo tetro e da evitare. Tutti coloro che invece sono convinti che lì dentro ci sia la vita, esattamente come in qualsiasi altro ambiente, sono i benvenuti. Quindi sono rivolti a tutti, a tutti coloro che vogliono condividere con noi una storia.
– Qual è l’importanza di avere un pianoforte di qualità in struttura?
L’importanza è assoluta e sta nell’onorare l’umano che c’è davanti a me. Anche se una persona non è sana ed ha dei problemi, perché devo propinargli una musica fatta male? Questa persona quando stava bene o quando starà bene di nuovo sceglierà il meglio per sé. Non andrà a sentire suonare un concerto su strumenti stonati. Fra un “concertaccio” qualsiasi e un concerto alla Scala secondo voi cosa sceglierà? Sceglierà il concerto alla Scala! Ecco, noi portiamo la Scala dove sei tu. Perché così è giusto che sia e abbiamo bisogno di un pianoforte di altissima qualità, perché solo così possiamo donare, possiamo condividere un messaggio musicale di alta pregevolezza, perché la tua umanità merita di essere onorata con la massima pregevolezza anche musicale, oltre che tutto il resto.
Non serve fare un po’ di musica, farla un alla meno peggio, tanto chi assiste non se ne accorge visto che si avvia alla fine della propria esistenza. È orribile questo modo di pensare. Perché anche se lui non se dovesse accorgere, tu ti accorgi che stai derubando la sua dignità, la sua umanità, che la stai calpestando. Questo perché non gli stai offrendo il meglio: infatti se stesse bene e se fosse nella pienezza delle sue facoltà, eseguiresti un concerto per questa persona con i massimi strumenti al meglio della tua preparazione. Ecco, così deve essere anche in ospedale, anche in Hospice, proprio perché tu dialoghi con l’umano che alberga in quella persona, in quel cuore.
Noi suoniamo anche di fronte a nessuno e anche quando ci è capitato di tenere un concerto di fronte a una o due persone, i nostri concertisti sono sempre animati dalla passione e dalla massima preparazione che prevede naturalmente l’utilizzo di strumenti di altissimo livello.
Noi vogliamo offrire il meglio, cioè vogliamo offrire ciò che ti offriremmo se tu stessi bene e fossi in una grande sala da concerto. Il meglio che c’è fuori noi lo portiamo dentro, perché non deve più esistere il dentro e il fuori, ma c’è solo una realtà unica che è l’umano, che è la Vita. Può essere in un teatro, per strada, in un Hospice o in una corsia d’ospedale, è sempre un essere umano che partecipa e bisogna onorarlo.
Dunque, strumenti alla bell’ e meglio…no grazie! Noi non veniamo a fare concerti alla bell’ e meglio, noi veniamo a fare cose importanti perché tu sei importante.
Se vuoi avere più informazioni su Donatori di Musica visita il loro sito: https://www.donatoridimusica.it/